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domenica 8 marzo 2015

lettera di un brigante alla moglie

Lettera del brigante Giovanni Di Biase alla moglie abitante in Maschito.

Barile 17 aprile 1861
Mia carissima moglie, vengo con questa mia a notiziarvi il buono stato di mia salute (ma con grave stanchezza) e così spero dal signor Iddio che la passino con la famiglia, parenti e amici.
Vengo ad avvertirvi che nell'arrivo che noi faremo qui, tenete spalancate le porte, una bandiera bianca e gridando via Francesco Secondo. Fatto ciò non temete cosa di male. Lavello si arrese e coloro i quali avevano detto e fatto male al nostro Sovrano uscirono avanti alla colonna con bandiere bianche, gridando ad alta voce viva Francesco Secondo, con questo modo non hanno sofferto neppure un minimo rimprovero dal generale comandante la colonna, che con carta bianca del suddetto Sovrano avrebbe potuto distruggere tutto. A questo esempio i melfitani praticarono lo stesso, come Rapolla, ricevendo la colonna con gran gioia e campane all'armi.
Rionero con 150 piemontesi avevano cercato corrompere Barile ma avvisata la nostra colonna, subito ci siamo qui portati, e tenuti con loro ore sette di fuoco vivo, dei nostri mica ne hanno soccombuto la vita, ma dei loro molti così batterono ritirata ed in Barile rimasta la nostra truppa.
Domani, piacendo al Signore Iddio, ci attacchemo con Rionero, portandoci con noi una colonna di 7.000 uomini ed ho in pugno la presa di Rionero, ma guai a loro, tanto pel personale, quanto pei loro beni. Io son di parere che questi signori facessero lo stesso di Lavello, Melfi e Rapolla, altrimenti saranno distrutti loro, e di loro sostanze da sotto i pedamenti. Questo è il mio parere; perché saremo costà verso domenica con una numerosa colonna, sopra ai 10.000 uomini. Dunque se le suddette città si sono sottomesse pel numero di 7.000 come cotesti signori non vorranno concedere una forza di 10.000 uomini, e questi produrrebbero la distruzione di essi e dei loro beni?
Raccomandatemi al Signor Iddio ed abbracciando voi ed i figli e salutando li parenti e gli amici mi dico per sempre
P.S. Questa sera sono alla casa di Don Tommaso, con quattro uomini armati, guardandolo di non essere assassinati come gli altri.
Il vostro affezionatissimo marito
Giovanni Di Biase

domenica 15 febbraio 2015

La Domenica del contadino rionerese

La Domenica del contadino rionerese




La Domenica, per il contadino rionerese (degli anni 60-70-80 ), era il giorno in cui egli poteva approfittare della manodopera familiare che, per tutta la settimana, era impegnata  tra  scuola e lavoro, per svolgere una serie di attività in campagna.
In modo molto “democratico” , il Sabato che precedeva la Domenica, invitava i familiari a recarsi in campagna il giorno seguente.
Mio padre era uno di quelli.
Il sabato sera diceva  a me e mio fratello:

"guagliù, CRRAI sciam’ nù par’ d’orett’ alla vegn’.
Sciam’ r’ nott’ accussè finim’ prim’.
Manc’ v’ facit’ chiamà na ricin r’ vot’…ˮ

Alla nostra domanda :
§  * "cosa dobbiamo fare?ˮ
La risposta era sempre la stessa:
§ *  "quann’ sciam’ vrim…ˮ
Quale lavoro ci aspettava?
La Domenica mattina erano  immancabili i vari richiami alla sveglia, Papà andava su e giù…preparava un motozzap’ e risaliva in casa, ci chiamava e poi  di nuovo giù, faceva uscire il mulo dalla stalla e gli montava la vard’ (sella), mentre arrivava zio Michele dal piano dei Morti che lo prendeva per portarlo in campagna. Intanto papà tornava di nuovo su a  chiamarci.
Insomma… dopo tanto frastuono ci alzavamo, poi scendevamo giù…e alla vista del motozzap’ capivamo il lavoro che ci attendeva alla vigna…
§  *   Se ne carrello ci stavano le zappette…si arava…
§ *    Se il carrello era vuoto non c’era da stare allegri in quanto ci aspettava una bella carsciat’ di legna.
In campagna poi…iniziavano i lavori; su e giù per la vigna. Spostare i pali, portare le canne, raccogliere le "zeppereˮ e le "frascheˮ di olivo appena potate( che tra l’altro graffiavano pure)…motozzap’ acceso e aratura.
Ciò che  odiavo era portare la legna di olivo della potatura fin sopra al carrello e, poiché l’oliveto era in salita…partivo con 10kg di legna e arrivavo sopra che pesavano  50kg…
Da quelle paio d’ore , che dovevano essere inizialmente, si rimaneva fino alle 12:30 dopodiché rientravamo
a casa  dove c’era sempre " mammanonnaˮ che, seduta sulla sediolina, grattugiava il formaggio mentre guardava la messa domenicale in tv.
Mamma che aveva preparato le orecchiette e poi,  quel profumo di sugo di coniglio in casa che apriva ancora d più lo stomaco, immancabile una fetta di pane con sopra quel sughetto.
Poi tutti a tavola, a gustare quelle orecchiette e quel coniglio.

Anche il mulo ,nella sua stalla, si godeva, dopo quella Domenica mattina lavorativa,  una bella manciata di orzo e paglia.

domenica 25 gennaio 2015

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Dalla salita della " Villa ", vicino al " Fosso  della Signora" verso il tramonto, Rionero appariva come un paese di sogno. Però bisognava non avere pene nel cuore per godersi lo spettacolo della natura.
Nuvole a strati si erano disposte uniformemente sull'abitato, stabili e ferme, lì come immobili. tutt'intorno, un azzurro morbido morbido aureolato d'oro. Rionero era Santa Rionero alla falde del Vulture. Il monte si era ornato di un cappuccio di fumo biancastro attorno alla Croce con pochi cirri che discendevano irregolarmente fino al cimitero. Parevano la mano santa di Cristo allungatasi dal braccio della Croce che è in cima alla montagna, la mano del Redentore che si abbassava fino sul cimitero a benedire i Santi sconosciuti, che di sudore ne avevano gettato a fiumi, ma di pane non ne avevano avuto mai a sufficienza.

Tratto da La mala sorte di V. Buccino

domenica 11 gennaio 2015

COME SI VIAGGIAVA SULLA LINEA POTENZA FOGGIA NEL 1913


COME SI VIAGGIAVA SULLA LINEA POTENZA FOGGIA NEL 1913




Interrogazione parlamentare sulla linea Potenza Foggia

TORNATA DI GIOVEDÌ 27 FEBBRAIO 1913

PRESIDENTE. Segue l'interrogazione  dell'onorevole Longo al ministro dei lavori  pubblici, « per conoscere quando l l'Amministrazione ferroviaria intenda provvedere al miglioramento del servizio fra F o g g i a e Potenza e delle coincidenze in quest'ultima stazione con i treni in partenza da Napoli, nonché all'esecuzione di lavori di ampliamento
delle stazioni ferroviarie di Rionero- Atella- Ripacandida e di Barile, da gran tempo reclamati da quelle popolazioni, per
necessità del movimento commerciale ».
L'onorevole sottosegretario di Stato pei lavori pubblici ha facoltà di rispondere.
DE SETA, sottosegretario di Stato per lavori pubblici. Non posso dare risposta migliore all'onorevole Longo che leggendo ciò che mi ha comunicato la Direzione generale delle ferrovie, che cioè il numero dei viaggiatori non consente aumento di treni sulla linea di Foggia-Potenza e che sono in corso i progetti per l'ampliamento delle stazioni di Rionero-Atella-Ripacandida e di Barile.Di tali progetti non mancherò di sollecitare la presentazione e l'attuazione.
PRESIDENTE. L'onorevole Longo ha facoltà di dichiarare se sia sodisfatto.
LONGO. Mi duole di non potermi dichiarare soddisfatto della risposta che l'onorevole sottosegretario di Stato ha dato alla
mia interrogazione. Egli non ha voluto lasciarmi concepire neppure la speranza di un possibile miglioramento del servizio ferroviario  tra Foggia e Potenza, nè mi ha dato alcun preciso affidamento in ordine al tempo in cui potranno eseguirsi i lavori di ampliamento delle stazioni ferroviarie di Rionero-Atella-Ripacandida e di Barile.
Consenta quindi la Camera che io mi faccia eco delle doglianze che da molti anni si ripetono dalle popolazioni, dai Consigli comunali e dalla Camera di commercio della regione che ho l'onore di rappresentare.
In ordine al miglioramento delle comunicazioni ferroviarie tra Foggia e Potenza, occorre tener presente che solo due treni al giorno sono in partenza da Foggia, il 3574 alle ore 6.50 ed il 1981 alle 11.45, di guisa che, dopo mezzogiorno, non vi è altro modo per recarsi nei paesi di quella linea, poiché il treno 3575, in partenza da Foggia alle 18.20, si arresta a Rionero. Sarebbe quindi necessario che, come si praticava Per lo innanzi, questo treno proseguisse fino a Potenza, dove potrebbe giungere verso le ore 24, rendendo così possibile la coincidenza in quella stazione con i treni notturni per Metaponto e per Napoli.
Sarebbe inoltre necessario far partire da Potenza un altro treno verso le 13.30, onde rendere agevoli le coincidenze con i treni che provengono da Napoli e da Metaponto, rispettivamente alle ore 13.14 e 13.29. Ed occorrerebbe infine dare un maggiore intervallo fra l'arrivo del treno 3574 a Foggia e la partenza del treno 1981 da Foggia, perchè l'intervallo attuale di una sola ora e 35 minuti (quasi sempre ridotto per i soliti ritardi dei treni) è insufficiente al disbrigo degli affari delle persone che si recano a Foggia, e i e costringe o ad aspettare il treno delle 18.20, ovvero a pernottare a Foggia se debbono proseguire oltre Rionero-:
Inoltre la necessità del miglioramento del servizio ferroviario fra Potenza e Foggia è generalmente sentita anche sotto un
altro duplice aspetto: quello cioè delle coincidenze a Potenza e del servizio di vetture.

A che giovano le immediate coincidenze dei treni in partenza per Foggia con quelli provenienti dalla linea di Napoli, se non ad una maggiore molestia dei viaggiatori, quando esse, senza esagerazione, vanno perdute alla stazione di Potenza settanta volte su cento? E siamo inoltre facilitati da treni lumaca, composti di locomotive e carrozze di scarto...

venerdì 2 gennaio 2015

Il gioco della palla



…. poi si dirigeva dietro alla « palombaia di Corona ».
Là c'erano gruppi di contadini adulti che giocavano a soldi con una palla di ferro.
Scavavano cinque fori circolari nel terreno: quattro ai vertici di un quadrato immaginario, uno al centro. Si fissava una distanza convenzionale: di là ognuno dei partecipanti al gioco, secondo avesse deciso la sorte, doveva tirare a mano la pesante palla di ferro. Chi l'avesse fatta entrare in un foro esterno, non era tenuto a pagare la posta; chi non ne avesse imbroccato uno fino all'esaurirsi del turno, pagava a chi era riuscito ad indirizzarvela più di una volta. Chi invece, per arte o per fortuna, avesse spinto la palla nel foro centrale, incassava tutte le poste, tranne quelle che, eventualmente, fossero state messe al sicuro con punti
realizzati in precedenza. La posta era, normalmente, di mezza lira.
Tuccio s'incantava a seguire il gioco e ad ammirare alcuni che erano espertissimi, ma erano anche impietosi nel canzonare i meno fortunati; allora egli sosteneva tacitamente, ma con tutto il cuore, quelli che perdevano e pregava Dio che li aiutasse, anche perché, per lui, cinquanta centesimi erano una somma, e vederli perdere era una pena grande. Gli si spezzava il cuore quando quei miseri sborsavano una lira, prendevano mezza lira di resto e poi, per l'avversa fortuna, pagavano anche questa. Portando la mano alla tasca per rintracciare la bianca moneta, si sporcavano lievemente di terra la giacca di vigogna nera che avevano indossato per .la festa domenicale, la stessa giacca del giorno del matrimonio, che si era fatta piuttosto stretta ed ora si abbottonava sul davanti con qualche difficoltà.

Tratto da La Mala Sorte di V. Buccino

mercoledì 24 dicembre 2014

Buona Natale



Natale



ho trovato tra vari libri, questa poesia rionerese, non so se è conosciuta...



R’ angidd’ i capituni si mangin’ a Natale, i scummar’, i capuni, la carne ri maiale.
Ri Sicc’, ri siccitedd’, ri treglie, i calamari, castagne, nuci e nucedd’
Miledd’, e fich siccate, e fascinedd’ e antrite,
alici, e sarde salate pi maritate e rite.
Spaghett’ e virmiciedd’, acci e cavul’ affiuru, e piatt e sauzariedd’ ri tutti i culuri.
Po , vot e vot e rota si mett ra pizz l’arte; lu baccalà, sta vota si mangia senza part’.
E'n casa po nei favimo ri petl', i cauzunciedd', ri crust'le pùr' facimo, rumpìm lu carusiedd'.
Po sciuquàrri' a la l'oca "quattr' e cinc', trei e sei". Uht vi, che cannafoca si mett'no quiri giurèi!
Catàrr' e pantullino, sampogn' e tutaredd' ...
Malàt' a lu stintino i è muort' Cascitedd'!...
Cantàrn' la ninna nanna a Gièssu Bamminiedd' ...
"Nginc" mo vène la Banna ri Carlo Capuciedd'.
Sient' sient' che pasturàle chi fàce cu lu viulino!
Ca po lu zuopp' vale chiù, chiù ri nu carrino.
Alò! Ra qu' accient' anni! facimici quatt' zump' ...
Mare' Tiorb', cumpa Giuanni, che! Sit' rimàsi ciump'?
Fòra la pucundria' zurnpàrn' fign' a crài;
evviva l'alligria, mo nun si pens' a guai.
Si mett' no a sunà la pizz' ca tarandedd',
si mett'n' a zumpà nfign' a la campanedd'.
Ma vène Capirann' e pò la Bufania:

pi cient' ann', pi cient' ann': ricim' n'avernmaria

domenica 21 dicembre 2014

Tra vicoli


Tra vicoli



…quello che notava la sera, nelle strade, dall'imbrunire in poi, lo rattristava profondamente e gli faceva 'apparire il giorno festivo meno caro e desiderabile. La tristezza propria dell'ora risultava agli occhi suoi raddoppiata e così rincasava, anche perché il padre aveva stabilito che egli dovesse essere a letto, tutti
i giorni, non più tardi delle nove. Ma faceva in tempo a vedere per terra, in una delle stradine del quartiere dei « Morti », Colino Galasso, un facchino di Avigliano trapiantato a Rionero, ubriaco fino all'impossibile: lungo steso, gli occhi orribilmente rivolti al cielo, chiedeva ancora «una foglietta », cioè un litro
di vino.
In piazza c'era invece sdraiata per terra, Pasqualina Scarciona, livida, immobile, come morta, ubriaca fin nelle unghie .Per una strada, ecco una  carretta spinta a mano da monellacci urlanti: vi sbuffava dentro
« Fringiddo », un uomo alto non più di un metro e quaranta: dicevano che. fosse capace di bere una
« quartara » di vino, cioè quattordici litri e mezzo il contenuto di un'antica misura di capaci, un recipiente nel  quale il disgraziato ci sarebbe stato comodo comodo. Era ridotto in condizioni disumane ed ora veniva accompagnato a casa tra gli sberleffi di chi se n'era assunto l'incarico e i commenti dei passanti che si fermavano per un po', alquanto divertiti.
In un'altra strada, a braccetto di conoscenti, mastro Michee lo Scarparo, privo di una gamba, il quale si era
fatto come un mostro », tanto ne aveva bevuto; ora farneticava su paurosi ricordi di avvenimenti accorsigli nella grande guerra  mondiale, e ostacolava l’opera degli amici preoccuparti…un passo avanti e due indietro…



tratto da La Mala Sorte di V. Buccino

sabato 13 dicembre 2014

La provincia di Rionero


CAMERA DEI DEPUTATI N. 3141
PROPOSTA DI LEGGE
d'lniziativa del Deputato PAGLIUCA
Annunziata il :4 Agosto  1957
Istituzione della provincia del Vulture con capoluogo Rionero



ONOREVOLI COLLEGHI! - L'aspirazione dei comuni della zona del Vulture alla istituzione di una terza provincia lucana con
capoluogo Rionero non costituisce manifestazione di vieto e sorpassato campanilismo, ma. indiscutibile ed imperiosa esigenza di migliore funzionalità dei servizi che stanno alla base del progresso civile, nel campo amministrativo,
economico, culturale e sociale… 
…La nostra proposta tiene conto delle necessità che i comuni costituenti la nuova provincia del Vulture siano vicini il più possibile al capoluogo. Riconosciamo le nobili tradizioni storiche di Melfi: la sua importanza ai tempi dei Normanni e degli Svevi; le vestigia visibilissime della civiltà medioevale: il sarcofago marmoreo del periodo imperiale, la Cattedrale, la Porta Venosina, il Castello, i Portali romanici di Sant' Andrea e di Santa Maria la Nova le Chiese di San Lorenzo, della Madonna delle Spinelle, di Santa Lucia e di Santa Margherita; il retaggio glorioso lasciato da
uomini di vasta cultura, di illimitata generosità e di fama nazionale: ma ciò non conta agli effetti di una migliore funzionalità della organizzazione amministrativa, politica ed economica di una provincia.
Per tale migliore funzionalità è preminente il fattore topografico. Nel nostro caso il fattore topografico è a favore di Rionero centro propulsore di tutte le attività della intera zona del Vulture, come è inoppugnabilmente illustrato dal seguente prospetto nel quale sono indicati i comuni che dovrebbero costituire la nuova provincia e la distanza
intercedente tra ciascuno di essi e Rionero, Melfi e Potenza. 
Da tale prospetto risulta che sui 20 comuni, tutti della stessa regione Lucana, che costituirebbero la nuova provincia, ben 16, ossia i quattro quinti, si trovano da Rionero a minor distanza che da Potenza e Melfi.
Basta dare uno sguardo alla carta topografica allegata per rilevare ictsi oculi che Melfi risulta decentrata rispetto all'intera zona del Vulture e con la sua eventuale elevazione a capoluogo della istituenda provincia si ripeterebbe l'errore commesso nell'istituzione della provincia di Matera, dovuta ad interferenze politiche.
Matera è città decentrata, al confine con la provincia di Bari. I comuni dipendenti, siti nelle valli del Sinni, dell'Agri, del Bradano e del Basento, .non sono allacciati e non potranno essere mai allacciati con strade trasversali alle valli stesse, le quali, quasi parallelamente, corrono al mare Ionio.
La stessa città sorge sul torrente Gravina, affluente del Bradano, ed ha caratteri e topografia completamente diversi da quelli dei comuni dipendenti, di modo che questi, distaccati dalla provincia di Potenza per formare l'altra di Matera, hanno ben poco guadagnato nelle distanze dal capoluogo e nel decentramento amministrativo ed hanno economicamente perduto.
Riteniamo che tale errore non debba ripetersi con la costituzione della terza provincia lucana. Rionero in Vulture si trova, come innanzi abbiamo rilevato, al centro dei 20 comuni che dovrebbero costituire tale provincia, a cavaliere della Valle di Vitalba, in zona saluberrima ed incantevole dal punto di vista panoramico, frequentata per villeggiatura.
È buon punto di partenza per la visita al Vulture (metri 1327), antico vulcano spento, dal quale si gode il panorama su notevole parte della Puglia. Una rotabile, attraverso un magnifico bosco, sale ai due laghi di Monticchio (chilometri 11) assai pittoreschi e suggestivi, che occupano il doppio cratere del cono eruttivo del vulcano. La zona è di grande interesse turistico per la bellezza del paesaggio; per le sue selve odorose, nelle quali vegetano circa un migliaio di specie diverse di piante e vive una fauna variatissima  per acque minerali di riconosciuto pregio. L'industria alberghiera ha avuto il suo inizio con la Casina del Laghi. Si può con certezza affermare che il turismo da solo sarà in grado di assicurare quelle maggiori entrate che sono richieste dalla istituzione della nuova provincia. Senza tener conto, sul piano econormco-provincìale, delle maggiori entrate derivanti dall'inevitabile incremento che raggiungerà ogni settore produttivo della zona. Sulla riva nord del lago orientale è l'Abbazia di San Michele, fondata dai Benedettini, nella quale si ammirano affreschi bizantini del secolo XI. Sullo stretto istmo che divide i due laghi si trovano le rovine della Badia benedettina
di Sant'Ippolito, abbandonata nel 500. La strada che sfocerà, attraverso l'Ofanto, nell'alta Irpinia, è già in avanzata costruzione ed unirà direttamente la Campania alla Lucania ed alle Puglie. Tra breve una funivia moderna, partendo
dal lago piccolo, a quota 650, salialla Croce del Vulture (metri 1327), da dove si potrà  godere ti panorama della piana dell'Ofanto del Tavoliere delle Puglie e del mare. Da Rionero parte la strada provinciale del Vulture per Palazzo San Gervasio: altre due per Venosa e per Contursi, si incontrano a breve distanza. :e’ in via di completamento la Rionero-Piano del Conte che direttamente unirà a Rionero le frazioni di Avigliano.
Questa rete stradale favorisce i traffici con tutti i comuni della zona del Vulture, tra le più caratteristiche della Lucania, rinomata, oltre che per le sorgenti di acque minerali dì Monticchio e di Rionero, per i vini pregiati, fra i migliori d'Italia, e per prodotti ortofrutticoli non di minor pregi Per inìziati va privata sono sorti e funzionano da parecchi anni, nell'amena cittadina, diversi stabilimenti per la lavorazione delle uve, ai quali si sono aggiunte di recente due vaste cantine: una, del Consorzio agrario, della capacità di ettolitri 30.00 l'altra a sfondo cooperativistico, della capacità di etto litri 10.000. Conseguentemente Rionero si ha la possibilità di lavorare oltre un milione di quintali di uva e di assorbire
per la lavorazione, le uve dell'intera zona del Vulture. Esistono inoltre a Rionero ben 15 frantoi modernissimi per la molitura delle olive. Infine un'altra branca dell'attività industriale dei Rioneresi è costituita dallo sfruttamento di numerose cave di pozzolana, che forniscono i cementiflci delle Puglie e della Lucania
L'industria alberghiera è in via dr promettente sviluppo, di pari passo con lo sviluppo del turismo.
La zootecnia è estesa in tutto il tenimento con notevoli allevamenti delle migliori razze ovine e bovine.
Nel campo scolastico, la situazione non meno soddìsfacente: una Scuola media, un Scuola di avviamento a tipo agrario, un istituto tuto magistrale sono in piena efficienza mentre è in corso di istituzione una Scuola superiore di agricoltura per periti agrari.
Nel settore del credito operano una filiale del Banco di Napoli ed una della Cassa risparmio di Calabria.
Per tali premesse, Rionero ha indubbiamente, di fronte a Melfi, un diritto di essere capoluogo della ìstituenda provincia
Questa sarebbe formata, come si è detto, da 20 comuni innanzi elencati, con una superficie complessiva di chilometri quadrati 168 ed una popolazione di 134.789 abitanti, e .avrebbe sicura autosufficienza economica per  il notevolissimo sviluppo della sua attività  industriale, commerciale ed agricola.
Ci riserviamo di presentare le deliberazione
favorevoli della maggioranza delle Amministrazioni comunali interessate.